Le vacanze di Natale sono tornate infinite. Per anni - che son sembrati secoli - duravano il tempo giusto di ritrovarsi soltanto un paio di chili in più a gennaio sulla bilancia.
Essere genitori cambia per sempre il senso del tempo, ogni conquista dei nostri figli dilata e rabbercia lo scorrere dei giorni. Proprio come accadeva alle estati senza fine dei nostri verdi anni, quando, tra giugno e settembre, passavano intere vite.
Nel giro di un paio di settimane abbiamo seguito la traiettoria di ogni conquista del piccolo di casa, messe una dopo l’altra, come le candele della poesia di Kavafis (Stanno i giorni futuri innanzi a noi/ come una fila di candele accese/ dorate, calde, e vivide…): il primo compleanno, picchi di febbre, feste perse e recuperate con gli interessi, le prime parole che si formano uscendo dalla nuvola della lallazione. E insieme alla prima volta che chiama in sequenza “mamma” e “papà”, ecco che in una sera di un placido inverno, sopra il parquet del salotto dei nonni, avviene la magia e davanti a tutta la famiglia ecco accadere i suoi primi passi in piena indipendenza.
Un pugno di giorni, scanditi da picchi di irresistibili glucidi sono diventati così un’infinita sequenza di primissime volte che non smetterà mai di stupirci, come scrive Bisanti citando Tognolini: “Pietra su pietra, passo per passo/ E il mucchio alto diventa basso”.
Su Lucy della scorsa settimana Nicola H. Cosentino annotava un pensiero che mi accompagna da mesi:
“fare figli, forse, è il contrario di quello che credevo: non un modo per ottenere la patente di adulti, ma per evolvere retrocedendo; l’incantesimo per riavere indietro l’unica cosa a cui non possiamo ambire, che non possiamo costruire, e verso cui non possiamo tendere: la nostra infanzia”.
Questo è il 28esimo numero della nostra newsletter, il primo del 2024, stiamo progettando nuove rubriche, nel frattempo se vi è piaciuto, potete condividerla cliccando sul pulsante qui sotto
Padri_e lettere
di Marco Bisanti
Non faccio bilanci ma repertori dei gesti conclusi quest’anno, li scrivo che poi mi dimentico, poi mi rivedo, ne gusterò il senso a giostra finita. Saluto così, con la mano, il postumo che in me si prepara e vive già oltre, come uno spettro nella vestaglia. Ma per un mese da oggi ancora starò sul ponte che unisce le sponde tra vecchio consunto e imponderabile nuovo: mi aspetta il prossimo 30 una consegna importante. Lo spettro la sta definendo tra un pranzo e una cena di auguri, un saluto e l’altro degli ospiti brevi, un’esigenza famigliare e quella di rifiatare, una notte bianca neonatale e un ludico meriggio col figlio maggiore. In questo, e nella conta delle colpe, inseguo la gioia che vive al fondo di un’opera bella e bella pure perché gestante tra questa fine d’anno e l’inizio del prossimo. Poi, proprio stamane ho trovato la filastrocca per camminare in questa fatica, l’ha detta il mago Tognolini e la ricopio per tutti gli incastrati dai lavori altisonanti o miseri ma ugualmente schiavizzanti che non possono darsi come vorrebbero, ed io per primo, al tempo della cura e del ristoro coi propri cari, perché tutti presi alla definizione di un’opera.
Filastrocca delle opere
Pietra su pietra, passo per passo
E il mucchio alto diventa basso
La strada lunga diventa breve
Il peso grave diventa lieve
Riga per riga, continua dritto
E il foglio bianco diventa scritto
Il libro nuovo diventa letto
Ciò che è da dire diventa detto
Per ogni opera c’è il suo cammino
Non è lontano, non è vicino
Ma c’è un segreto che va capito:
Passo per passo, finché è finito
Pennellate
di Marco Zak
Non si smette mai di imparare
di Alessandro Buttitta
«Il cottage dei coniglietti di Sylvanian Family». Questa è stata la risposta che Agnese ha dato al Babbo Natale che si trovava a Villa Filippina qualche una settimana fa. L’uomo, un po’ avanti negli anni come il personaggio da lui interpretato, ha sorriso dietro la barba. Poi, con aria rassegnata, mi ha confidato che non aveva mai ascoltato una richiesta del genere. Agnese non si è persa d’animo e ha raccontato chi sono e cosa fanno i coniglietti, i gatti, gli scoiattoli e gli altri animali di Sylvanian Family.
Per chi volesse approfondire la conoscenza di queste famiglie antropomorfe che trasformano gli occhi in cuoricini di figlie e madri, consiglio un articolo di Repubblica pubblicato qualche anno fa. Basta fare poi un giro su Youtube per scoprire mondi che vanno solamente esplorati. Nel frattempo, Agnese, vedendomi giocare su Canva con l’intelligenza artificiale per un progetto Erasmus+, mi ha chiesto di creare una famiglia di coniglietti in un cottage con addobbi natalizi e tanto calore domestico. Il risultato lo potete vedere in questa immagine proprio degna di padri in continua formazione.