29. Ciò che quel sorriso vuol significare
Capita così, improvvisamente, quello che era solo un riflesso si riempie di una nuova consapevolezza e impari giorno dopo giorno una nuova grammatica. Hai capito sin da subito che riesci a conquistare tutti con quel sorriso che prende la rincorsa e, dagli occhi, scende in picchiata sotto il naso per tracciare una mezza luna perfetta con le punte all’insù. Ti vedo arrivare con due palline, una per ciascuna mano, trotterellando sempre più sicuro da una stanza all’altra e in quell’accenno di sorriso ci sono tutte le regole del nuovo gioco che ci stiamo per inventare.
Ti sbircio sorridere mentre abbracci la mamma, in quel rituale solo vostro di carezze mattutine, tra creme all’ossido di zinco e fiumi di soluzione fisiologica. Lo sento quando ti svegli in mezzo a noi, ti svegli e sorridi felice, il tuo e il nostro mondo è ancora lì per te. E sempre più spesso sorridiamo io e la mamma, a pensare che siamo stati noi a fare quel piccolo miracolo che prende possesso di un mondo acciaccato, con la gioia infinita nelle traiettorie imprevedibili di una pallina di spugna colorata. E oggi, come mille e mille anni fa, tutto ricomincia dalla meraviglia, quando giri un secchiello di sabbia bagnata e diventi re e imperatore di una terra che vedi solo tu. Quando lanci un aquilone e voli su nel cielo pieno.
Ragazzo, uno non chiede che carta e vento, ha solo bisogno di lanciare un aquilone. Esce e lo lancia; ed è grido che si alza da lui, e il ragazzo lo porta per le sfere con filo lungo che non si vede, e così la sua fede consuma, celebra la certezza.
Elio Vittorini, Conversazione in Sicilia
E per voi cosa significa il sorriso dei vostri figli? Ce lo siamo chiesti partendo dalla riscoperta dei primi sorrisi del nostro Marco Bisanti che con la piccolina sta riscoprendo tutta la magia dei primi giorni, lo scopro anche io con Federico che ormai dopo ogni marachella mi guarda e sorride sornione, consapevole di averci in pugno. Ci sono i sorrisi complici delle alunne del nostro prof e il ghigno del figlio di Zak. Un arcobaleno di possibilità. Buona lettura!
Padri_e lettere
di Marco Bisanti
In sul principio stesso la madre e il genitore ci prendono a consolare, dice Leopardi nel canto, visualizzando coi pianti del neonato la figura di un destino comune che dà alla vita intera il profilo di una sventura. Ma perché dare al sole, si chiede allora. Da qualche giorno, mi sembra di saperlo. A dirmelo non è stato il pianto di mia figlia ma i suoi primi veri sorrisi, cosiddetti sociali. Il pianto riflesso del nascente usato da Giacomo ha infatti un corrispettivo nel sorriso, anche esso legato a un’attività involontaria e vitale nei neonati sotto i due mesi. Le due epifanie si equiparano, anche se il poeta vince sul principio della tempistica. Tra queste manifestazioni antitetiche però, il primo gesto deliberato dei neonati, legato a un significato emotivo, è il sorriso. Non il pianto. Dalle nostre parti almeno, un neonato non decide di piangere, ma di sorridere. Ecco perché dare al sole. Per un miracolo pari a quello sognato da Troisi sul volto della Madonna ma, a differenza sua, reale e testimoniato da molti. Benedizione immeritata su ogni deserto. Non è tuttavia per la sua capacità consolatoria che diamo al sole, ma per ciò che muove la stessa immaginazione poetica di Leopardi, spostata sull’asse della libertà consapevole. Deliberato, il sorriso di Adele è figura di un destino comune.
Pennellate
di Marco Zak
Se c’è una cosa che adoro sono i sorrisi furbetti, che rivelano non solo una contentezza di fondo, ma anche una consapevolezza che le cose si mettono bene per loro. E fra questi non dimenticherò mai una trasferta di lavoro in cui mi ero portato il pargolo grande, all’epoca intorno ai due anni. La suddetta trasferta ci aveva portato vicino alla casa della nonna, quindi la cena prevedeva nonna, compagno della nonna, zii e cuginetta di pochi mesi.
“Chi è l’amore della nonna?”
“Lui!”, esclama l’anima innocente indicandone il compagno e lasciandola interdetta.
Interviene la zia: “e l’amore di zia?”
“Zio!”
“Ma no, l’altro amore di zia!”
“Di là”, indicando la stanza dove dormiva la cuginetta.
Al che non dimenticherò mai lo sguardo di sottecchi e il sorriso soddisfatto con cui mi ha risposto quando ho chiesto chi fosse invece l’amore di papà. Piccolo ghigno con pausa drammatica: “…io!”.
Non si smette mai di imparare
di Alessandro Buttitta
Le mie alunne adorano le frasi di Grammatica che creo per loro seduta stante. Gli esercizi di analisi logica o di analisi del periodo diventano più leggeri, decisamente più digeribili. Infatti, in classe, invento piccole narrazioni per dare ritmo e vivacità alle lezioni, per tenere alta l'attenzione e per lanciare qualche messaggio positivo tra le righe.
Le mie alunne - i maschi sono più disattenti, non fanno quasi mai caso a certe accortezze - apprezzano quando inserisco Agnese nelle frasi. Mia figlia può essere così soggetto, ma anche un complemento oggetto o un complemento d'agente. Importa poco, in questo caso. L'analisi logica non è in cima ai nostri pensieri.
Difatti, ciò che piace alle mie alunne è come interpreto la paternità. La creazione di frasi del genere “Quando sono libero di pomeriggio trascorro molto tempo con mia figlia” o “Agnese adora commentare con me gli episodi di Bluey” assume significati e valenze che vanno al di là delle considerazioni grammaticali. Le mie alunne - non sono poche, ve lo assicuro - mi dicono spesso che sono un ottimo padre perché coltivo giorno dopo giorno il rapporto con mia figlia. Una mia studentessa, che forse dà troppo peso alle mie parole, mi ha confessato con un sorriso timido che le faccio tenerezza quando scrivo certe frasi sulla digital board.
Per me è un modo di affrontare questioni che altrimenti non saprei come affrontare con tale naturalezza. Dallo stupore che avverto e dai temi che leggo in classe, sono veramente pochi i genitori che giocano o hanno giocato con i figli durante l'infanzia. Raccontarmi in questo modo serve a stimolare dibattiti e proporre osservazioni. Del resto, importa fino a un certo punto se un domani ricorderanno cos'è un complemento predicativo dell'oggetto. È molto più utile sapere che esistono tante interpretazioni del ruolo di padre.