Ć cosƬ, sempre cosƬ: ogni impresa genitoriale ā che sia portare i figli a scuola, attraversare unāestate senza centri estivi o spiegare perchĆ© non si può avere una giraffa come animale domestico ā inciampa regolarmente nellāimprevisto. Un virus, un capriccio, un silenzio troppo lungo che significa che stanno disegnando sul muro con la Nutella.
Eppure, ĆØ proprio lƬ che succede la magia. O almeno qualcosa che, visto da lontano, sembra magia. Un cambio di prospettiva, una battuta che disarma, un gesto che non avevi previsto ā e che ti fa dire: āAh, quindi questa ĆØ la vita vera...ā
In questa newsletter troverete unāavvisaglia infuocata di un weekend compromesso, travestito da āMani Bocca Piediā, un incidente di luce che illumina una paternitĆ in apnea, un punto croce che scuce stereotipi e un elogio dellāimprovvisazione paterna più utile di mille manuali. Sono storie di padri che, nel bel mezzo del piano A fallito, hanno imparato a ballare sul piano B, e magari pure in ciabatte.
PerchĆ© se la paternitĆ ĆØ unāimpresa, allora lāimprevisto ĆØ la sua parte più umana, buffa, dolente. Ć lāasterisco a piĆØ di pagina che dice: āniente andrĆ come pensavi, ma qualcosa andrĆ comunque bene.ā
E forse è proprio lì, in quel qualcosa, che impariamo a splendere. Anche stonati, anche spaiati. Ma vivi. E presenti.
Due di due
di Antonino Pintacuda
QUANDO lāeducatrice del nido ti manda la foto del termometro, non serve nemmeno leggere la cifra: senti subito lāavvisaglia incandescente di un weekend compromesso. Sempre a ridosso di un ponte, di una vacanza, di un nuovo inizio. O, peggio, di tutte queste cose insieme. Hai appena cominciato un nuovo lavoro e sei in pieno on-boarding? Stai preparando le valigie per le tanto agognate vacanze estive? Sei giĆ con un piede fuori dalla porta, mentalmente in ciabatte, e sogni unāalimentazione esclusivamente a base di gelati? Ecco che il presagio infuocato arriva, e con lui lāinevitabile deragliamento della tua voglia di leggerezza.
Mani ā Bocca ā Piedi. SƬ, quella. La malattia che sembra il titolo di una filastrocca da Gioca Jouer, ma che in realtĆ ĆØ il nome in codice di unāoperazione militare biologica a carico dei genitori. E, ovviamente, Chicco me lāha passata. Otto giorni KO. Un prurito che ti fa grattare anche lāanima, unāinappetenza che non provavo dal 2007, afte in bocca a grappoli, come se avessi fatto uno stage di degustazione acido-solforica. E tutto questo mentre Milano brucia, ogni singolo giorno sopra i 30 gradi, e io sciolgo la mia dignitĆ insieme alle caviglie sul pavimento di casa.
Eppure. In questi giorni in cui virus e figlio complottano per averti tutto per loro, succede una piccola magia. La premiata ditta Pintacuda & Figlio, costruttori di castelli dal 2022, ha tirato fuori la versione deluxe del loro capolavoro: castello con patio, tettoia retrattile, copertura di nuvole di bambagia e sistema di palloncini incorporato per volare via ā sƬ, proprio come in Up! ā dai pensieri e dalle preoccupazioni.
Ci siamo barricati dentro quella fortezza immaginaria per qualche giorno, lontani da mail, meteo, mondo, e da lƬ abbiamo riso, sudato, giocato, litigato, fatto la pace. Lāimprevisto come alleato, la febbre come pretesto per fermarsi.
Batti cinque
di Marco Bisanti
ā - ā Oggi ĆØ stato il più lungo giorno dellāanno.
- ā E perchĆ©?
- ā Il sole ha illuminato la terra per più tempo.
ā - ⦠papo, me lo leggi il libro dello spazio?
-ā Ma lāabbiamo letto ieri!
- Eddaaai!
- ComāĆØ che le hai chiamate le aurore polari?
- ā Incidenti di luce!
Lāincidente ĆØ lāimprevisto per eccellenza, la luce ĆØ lāimpresa che inseguo da quando sono nato. Mettendo insieme le due cose, ecco la vita cosāĆØ: un incidente di luce, pensavo ieri. Tornando ora coi piedi per terra, ieri siamo ufficialmente entrati nellāestate, anche se ĆØ giĆ da tempo che inseguiamo la geometria del riscontro dāaria per far respirare la nostra casa priva di condizionatori. I rinoceronti si inseguono pazzi tra una camera e lāaltra e noi abbiamo i piedi bucati dai loro giochi sparsi fino allāingresso. Passiamo il tempo a sfiatare nervi e guardarci atterriti pensando ai due mesi di scuola chiusa che ci aspettano, ma la veritĆ ĆØ che siamo felici: siamo un appuntamento che al mondo sembra impossibile.
Viaggeremo nella nostra aurora estiva affrontando ogni imprevisto, rispetto ai dolci automatismi prevedibili della routine feriale, e lo faremo dando piena fiducia alla nostra comune impresa di luce. Proveremo a splendere malgrado, immagino, nessun genitore possa guardare i propri figli ormai senza pensare allāattuale congiuntura mondiale e al genocidio tuttora in corso a Gaza. Lāaltro giorno mi sono reso conto che mia figlia non ha mai āconosciuto il mondoā senza sterminio. Si parla sempre di sette ottobre come fosse ieri, come fosse sempre lāultimo ottobre passato. Invece era il sette ottobre 2023! Mia figlia ĆØ nata quasi un mese dopo e ancora la bestia non smette di spegnere vite a decine ogni giorno. Incidenti di luce, rimbalzati in poco tempo chissĆ dove.
Non sembri fuori tema rispetto alla nostra newsletter: dieci giorni fa, scrivendo a nome di tutti il biglietto di ringraziamento alle maestre di Adele, che sta finendo il suo primo anno di scuola, ho sottolineato quasi senza accorgermene il valore politico che sottostĆ alla crescita dei figli, responsabilitĆ necessariamente collettiva. Chiudo perciò ricopiandolo, per rinnovare la gratitudine per le comunitĆ ancora funzionanti e un buon auspicio per tutti nellāestate appena iniziata.
Care maestre,
siete state la āprima voltaā indimenticabile dei nostri bimbi nel mondo fuori casa, ma anche la nostra prima conferma che i figli crescono bene solo se accuditi, sognati da unāintera comunitĆ . Come dirvi grazie per lo splendido lavoro fatto questāanno? Prendete per ābuonoā questo piccolo gesto. Con grande affetto però! Da tutti
noi genitori.
Qual era il regalo fatto alle maestre? Un buono Amazon, ovviamente.
PapĆ prof
di Alessandro Buttitta
Per le strane traiettorie della vita, in modo del tutto non programmato, dalla fine della scuola, mia figlia frequenta un corso di punto croce dalle suore. Un campus estivo decisamente particolare. Confesso che non avrei mai immaginato un'attivitĆ del genere per lei. Eppure, quelle poche orette mattutine, all'insegna di una calma quasi surreale, lontane dalla frenesia, le piacciono molto. E, devo ammetterlo, piacciono molto anche a me. C'ĆØ qualcosa di profondamente significativo nel vedere, giorno dopo giorno, il suo piccolo lavoro che cresce, punto dopo punto. La sera, a volte, vuole aggiungere qualche passaggio da sola, o mi chiede di imparare qualche preghierina che le ha insegnato Suor Paola.
Questo episodio, del tutto imprevisto, costringe a fare i conti con se stessi. Come padri, a volte, scriviamo un copione quasi senza accorgercene: sport dinamici, attività stimolanti, socializzazione, preparazione a un mondo che sembra richiedere solo velocità . E un'arte antica, lenta e meticolosa come il punto croce, magari in un contesto così lontano dai nostri schemi, semplicemente non rientra in quel copione. Rischia di apparire come qualcosa di marginale, fuori tempo.
Invece, l'imprevisto ci mostra il valore di un'oasi di decompressione. In un mondo che spinge allāiper-stimolazione, la lenta coreografia dell'ago e del filo diventa un esercizio di pazienza e concentrazione. Insegna che la soddisfazione può arrivare non da un esito istantaneo o da un successo eclatante, ma da un processo graduale, tangibile, che prende forma tra le proprie mani. Ć una lezione potente contro la cultura del tutto e subito.
Ma la lezione più grande ĆØ unāaltra. Questo imprevisto mi ha aperto una finestra su mia figlia che non conoscevo. Mi ha mostrato la sua capacitĆ di apprezzare la quiete, la sua precisione, una sua inaspettata curiositĆ per una dimensione più intima, persino spirituale. Lāimprevisto non ĆØ stato tanto il corso di punto croce in sĆ©, quanto la rivelazione di una parte di lei che i miei piani e le mie proiezioni non avevano contemplato. Il mio ruolo, allora, si ĆØ trasformato da pianificatore delle sue attivitĆ a osservatore attento e sorpreso della sua persona.
Forse, allora, il nostro compito di padri in formazione è anche questo: non solo organizzare la vita dei nostri figli, ma essere abbastanza aperti da accogliere gli imprevisti che ce li svelano per quello che sono, e non per come li avevamo immaginati. à un invito a mettere in discussione i nostri copioni e a lasciarci sorprendere. A volte, la lezione più importante non è quella che noi cerchiamo di insegnare loro, ma quella che, senza alcun programma, loro insegnano a noi.
Pennellate
di Marco āZakā Marincola
Andiamo dritti al punto: senza imprevisto, qualunque impresa ĆØ sterile.
Se tutto quello che succede lāabbiamo giĆ anticipato, se non ci sorprende, vuol dire che non ci insegna nulla, che ĆØ ā appunto ā unāesperienza sterile.
La paternitĆ NON ĆØ unāesperienza sterile; non lo ĆØ, chiaramente, in un senso āesternoā, dal momento che ruota tutto intorno al portare qualcosa (meglio: qualcuno) di nuovo al mondo, ma non lo ĆØ nemmeno internamente.
Ć unāesperienza che cambia ā e questo succede perchĆ©, nellāesperienza della paternitĆ , ci sono più cose, Orazio, di quante ne contenga la tua filosofia o i tuoi manuali su come crescere i figli.
E lāimprevisto ne ĆØ la conseguenza drammatica, bullizzante, comica.
Ć come se, in un film di Kubrick, arrivasse Mel Brooks a scrivere una scena; o, in uno di Mel Brooks, arrivasse Bergman.
Non sei preparato. Ma ĆØ in quel singolo attimo ā in cui la preparazione viene meno, in cui sei affidato al canovaccio della tua improvvisazione ā che la vera stoffa di quel canovaccio di cui sei fatto viene fuori, e vedi che padre sei.