Benvenuti, a chi ci legge sin dal primo numero e ai tanti nuovi lettori di questa nostra newsletter fatta e pensata per riflettere insieme sull’essere papà. Abbiamo deciso di dedicare questo numero pasquale al concetto di sorpresa, legandola a doppio nodo al senso di meraviglia che ci pervade in ogni questione che riguarda il nostro essere genitori. Non c’è nessuna altra esperienza umana come quella della genitorialità che ti insegna quotidianamente che non ci sono e non ci saranno paracaduti per tutti gli imprevisti che ci aspettano al varco mentre il piccolo o la piccola di casa cresce a vista d’occhio. Routine collaudate sono destinate al dimenticatoio, lo stesso libro letto e riletto sino a scollarne le pagine, mentre la crescita di un dentino trasforma la sua costa in un indispensabile grattagengive. Destinati a una continua sorpresa, cerchiamo di mettere in campo la voglia di sperimentare con loro. L’attaccamento si rafforza anche durante una crisi di pianto che sembra infinita. L’altro giorno quando il piccolo di casa ripeteva senza variazioni la sua routine del sonno, ho visto lampeggiare in lui una nuova consapevolezza, mi ha studiato giorno dopo giorno, guardando con attenzione ogni passaggio di come preparavo il biberon e ora, in punta di piedi, ha replicato esattamente il mio agire. Imperterrito aspetta il suono dello scaldabiberon sperimentando un’impaziente attesa, poi lo acchiappa e dopo averlo bevuto soddisfatto si gira e si addormenta. Mentre si abbandona al sonno, mi stringe più forte. Facciamo piani, fissiamo calendar, piazziamo call, affrontiamo nuovi progetti e poi torniamo a casa e 80 centimetri di puro amore mandano ogni piano bellamente all’aria. Lasciamoci investire da tutto quello che di nuovo ha puntellato la loro giornata, mentre ce la raccontano a modo loro, chi con parole nuovissime, chi con versetti che hanno già tutti i colori dei discorsi più profondi del mondo.
Questo è il 33esimo numero di Padri in formazione, siamo 4 papà e ogni due domeniche (salvo imprevisti) ci ritagliamo un momento per riflettere su cosa significa per noi oggi essere padri, concentrandoci su momenti che altrimenti fuggirebbero via, alla luce di quello che andiamo sperimentando con i nostri figli.
Padri_e lettere
di Marco Bisanti
Tranquillizzavo mia moglie e me stesso dicendo che i problemi coi figli piccoli appartengono grossomodo al regno dei bisogni primari: il range di possibilità è limitato, è presto chiaro di che si tratta ed è facile trovare rimedi, per quanto stancante. Il ballo vero inizierà quando Arturo crescerà e uscirà sempre più il carattere, fino al medioevo dell’adolescenza: lì i bisogni primari lasceranno il passo alle questioni relazionali e saranno fulminacci. Godiamoci il momento dunque. A novembre però, la nascita di sua sorella ha fatto bellamente saltare tutti i miei piani rassicuranti. Prima sorpresa: l’arrivo in casa di Adele ha anticipato ogni cosa, aprendo il fascicolo della gestione relazionale già con un figlio di soli tre anni e mezzo. Ogni rapporto tra lui e noi genitori è cambiato, alla luce della sua prima drammatica esperienza di tradimento affettivo. Le cose sono migliorate di molto, già dopo quattro mesi, e vederlo interagire con lei senza l’intervento nostro è una moneta che non cambierei per nulla al mondo. Intendiamoci: sono dinamiche comuni e diffuse, previste e prevedibili. Ma il carattere di sorpresa, quando tutto avviene, è invincibile. Sai cosa succederà, secondo una media diffusa; ma non sai quando succederà. Quando succede è beatitudine accorgersi che nessuno riesce a farla ridere come lui. Nessuno lei adora più di lui. Per certi aspetti è evidente che si sentono a pelle più vicini di quanto non lo siano a noi genitori. Hanno già più vita in comune, innegabile realtà a noi preclusa. Lei lo cerca con occhi assetati, lui si allena a darle baci e carezze. L’ultima sorpresa, davanti a loro due che ridono insieme, è stata quella meravigliosa di non esserci. Sparire in un altro amore che pure nasce da una parte di te.
Pennellate
di Marco Zak
Difficile declinare il tema “sorpresa” riguardo all’essere genitore.
Correndo il rischio di sembrare retorici è TUTTO una sorpresa. È una sorpresa pure la grandezza delle sorprese stesse. È una sorpresa (ovviamente) anche il fatto che ci siano sorprese quando non te le aspetti.
È una sorpresa il ritrovarsi a essere bravi in cose di cui prima non si sapeva nulla: cambiare pannolini, ripiegare passeggini, afferrare al volo infanti con l’hobby del tuffo dalla sedia.
È una sorpresa conoscere la persona che è arrivata in casa; sì, l’avete invitata voi, ma a pensarci bene non la conoscete, e ha la sua dignità di individuo e la sua personalità.
Continuando a non disdegnare la retorica, tutto questo è una sorpresa anche nel senso di “regalo”, basta solo capire che il regalo non è proprio tuo figlio (o tua figlia), dal momento che non è di tua proprietà, ma il tuo rapporto con esso; devi solo lasciargli la possibilità di farti conoscere qualcosa di nuovo. Cosa sia questo qualcosa di nuovo, non si sa: è una sorpresa.
Non si smette mai di imparare
di Alessandro Buttitta
Per un lungo periodo della mia vita ho pensato che “Se” di Rudyard Kipling fosse la poesia più autentica e coinvolgente che un genitore potesse dedicare a un figlio. Poi sono diventato padre e, con mia grande meraviglia, ho cambiato idea. Non per il testo di Kipling, sia chiaro. Ci sono versi che rappresentano per me ancora delle bussole morali. Ci sono versi che mi scuotono dentro dopo ogni lettura.
Il motivo è un altro. Lo capisco nei momenti di complicità con Agnese, nelle sue piccole e grandi esplorazioni, nei suoi punti interrogativi così densi di curiosità, nei discorsi a ruota libera che sfociano spesso in risate piene di entusiasmo. Kipling desidera che suo figlio sia un Uomo, un Uomo con la U maiuscola. A Man con la M maiuscola nel testo originale.
Io, alla fine di ogni giornata, invece, mi rendo conto che desidero unicamente che Agnese sia felice. Per me è più importante che riesca a trovare un equilibrio, che sia soprattutto in grado di tracciare il suo percorso senza fare lo slalom tra quei periodi ipotetici che un tempo mi facevano vibrare.
Rinunciare alle parole per vivere di sole sensazioni. È questa per me oggi la più grande sorpresa dell’essere genitori.
Grazie a Camilla Orsini della redazione di LifeGate per l’attenzione che ha dedicato al nostro progetto, trovate qui l’intervista pubblicata lo scorso 19 marzo