L’arrivo di un figlio è una granata scagliata negli equilibri collaudati di ogni coppia, anche le più navigate si trovano davanti un punto interrogativo che si curva impietosamente sempre di più. Cosa ne sarà di noi? Il nuovo inquilino riuscirà ad avere tutto lo spazio che si merita senza erodere il nostro? La risposta, se avete uno o più figli, la sapete già . Cambia tutto. Cambia ogni cosa e non si torna più indietro.
Il sistema famiglia va costantemente oliato con pazienza e perseveranza per trovare una nuova dimensione di coppia all’interno del nuovo nucleo. L’elaborazione della nascita attraversa più fasi, non ci saranno a breve passeggiate al tramonto o bicchieri di vino sorseggiati insieme mentre si cucina. O almeno, ci saranno e saranno sempre e sicuramente interrotti. Sì, hanno il sesto senso, non è una mera convinzione, qualsiasi cosa stiate pensando di fare, ne approfitteranno per sganciare gli spinaci del pranzo nel pannolino o per ribaltare il soggiorno in meno di sessanta secondi. Da quanto tempo non vi abbandonate a un sonno ristoratore di almeno 7 ore filate? Io e mia moglie abbiamo subito deciso di affrontarla insieme, questa che è la sfida più grande che una coppia possa affrontare. Ci abbiamo provato e non ci arrendiamo, abbiamo iniziato a viaggiare che lui era un batuffolo nella sua tutina rossa. Ma ricordo bene quando in vacanza, in un ristorante prenotato per ritagliarci una cenetta tutta per noi, tracciando ascisse e ordinate per calcolare al millesimo l’ora in cui lui doveva essere già sazio e rilassato... Alla fine ho passato la cena romanticamente con lui in braccio, sempre in piedi, perché appena mi sedevo iniziava scientemente a frignare come mai aveva fatto prima.
Forse non se ne parla abbastanza. C’è spazio per tutte le tipologie di irritazioni che possono venire durante l’allattamento ma nei corsi pre-parto non se ne discute mai abbastanza: sì, del grande elefante nella stanza, andare a affrontare il grande tema di come la coppia venga rivoltata come un cesto di calzini all’arrivo dell’infante. Si parla delle scosse telluriche degli ormoni femminili, si ricorda come installare il seggiolino nell’auto e non si dedica il giusto spazio alla riorganizzazione totale del rapporto tra genitori. Il nostro Bisanti ha dato il meglio di sé nel descrivere questo maremoto, dando fondo a tutte le sue metafore marine, lui che nella sua doppia elica del DNA ha sabbia e conchiglie, creando un quadro perfetto della situazione tracciato, ovviamente, con spuma di mare. Sì, non avere paura di guardare dritto negli occhi dell’abisso che la nascita di un figlio ha spalancato è l’unica strategia possibile. Non sentiamoci mostruosi se invochiamo a gran voce un aperitivo defaticante con i vecchi amici o una mattina di shopping spensierato. Il nostro prof Buttitta invece ci spalanca il cuore alla speranza, per quanto sia duro il rodaggio, prima o poi finirà . Lui non ricorda la vita di prima, io ogni volta che guardo nostro figlio, rivedo in lui il meglio di entrambi e faccio il conto alla rovescia a quando anche per noi sarà un po’ più facile.
Questo è il 37esimo numero di Padri in formazione, siamo 4 papà e ogni due domeniche (salvo imprevisti) ci ritagliamo un momento per riflettere su cosa significa per noi oggi essere padri, concentrandoci su momenti che altrimenti fuggirebbero via, alla luce di quello che andiamo sperimentando con i nostri figli.
Padri_e lettere
di Marco Bisanti
Gli influssi della nascita di un figlio sulla coppia sono indescrivibili se non in termini letterari. Come Palomar tentò di descrivere una singola onda del mare, così l’aspetto dei cambiamenti che avvengono nella relazione è inafferrabile e, se capita di riuscire nell’impresa, è bene sapere che si tratta della descrizione di una sola onda nel mare, che è in movimento perenne e respira tutte le differenze tra le singole onde, colombine che rispondono alla forza del vento, al richiamo della luna, agli scossoni delle eliche nautiche, o anche al singolo ingresso in acqua di un bambino che corre sulla battigia e si dà lo slancio per un tuffo a pochi metri dallo sguardo innamorato dei suoi genitori.
Bisogna avere la stessa fiducia che abbiamo nei confronti del mare: cambierà forma – e la cambia di continuo, a ogni nascita di figlio per chi ne ha più di uno - ma non cambierà la sostanza. Il sale che dà sapore alla terra non lo sa se appartiene a un’onda o a un’altra. E questa fiducia del mare che resta mare devono averla entrambi gli adulti. Perché nelle relazioni, se uno dei due questa fiducia non ce l’ha, se uno dei due pensa che il mare sparirà o si sposterà su un altro pianeta, la scomparsa o il trasloco impossibili avverranno veramente. Al centro della bufera o guardando la propria pelle che subisce la metamorfosi del diventare genitori, non sempre è facile ricordare il grande potere che abbiamo di fare accadere le cose. Per mancanza di forze fisiche e fibra spirituale, è facile diventare meri osservatori dall’esterno della propria relazione, lasciandosi andare allo schiavismo della descrizione, compito ben più facile che cercare di stringere insieme il timone, da persone libere che rispondono al fortunale. Descrivere l’abisso è importante, attenzione, per riconoscerlo e non fare finta che non esista. Ma lo è ancora di più ricordarsi che quell’abisso siamo noi e nessun altro può gestirlo al nostro posto. Il posto che intanto ha fatto largo marino alla nuova vita che cresce.
Non si smette mai di imparare
di Alessandro Buttitta
Ci conosciamo da molto tempo oramai. È giusto che voi sappiate che la scrittura di questa newsletter parte quasi sempre dai punti interrogativi che Tonino abbastanza incautamente ci pone davanti. Qualche giorno fa, mentre mi trovavo nella ridente Caltanisetta per i casi insoliti della vita, nella chat di Padri in Formazione spunta uno dei quesiti più complessi e ambiziosi che il nostro Pintacuda ci abbia mai fornito: come impatta l’arrivo di un figlio o di una figlia nella vita di coppia?
Io la risposta su due piedi non la so fornire. Se mi siedo, ci penso, prendo un po’ d’aria, guardo la realtà intorno a me, posso abbozzare tre risposte che – lo dico prima – meriterebbero approfondimenti su approfondimenti...
Prima risposta: l’arrivo di un figlio o di una figlia è uno spartiacque. Fin qui tutto facile. Il difficile è capire fino in fondo le dinamiche messe in moto. Credo che come coppia io e Margherita siamo migliorati. Ci comprendiamo, ci supportiamo, ci mostriamo lealtà con tutti i piccoli inciampi che, inevitabili, possono esserci lungo il percorso. Sembra forse assurdo dirlo, ma non ricordo realmente come eravamo prima.
Seconda risposta, quella che forse voleva Tonino: riusciamo a trovare il tempo per noi come coppia. Ora molto più di prima. Da quando Agnese ha superato i quattro anni e mezzo, è tutta un’altra storia rispetto al passato. Lo facciamo operando delle rinunce sociali di cui mi rendo conto sempre più soltanto con il passare del tempo, ma va bene così. Terza risposta: Agnese è centrale nelle nostre vite, totalizzante nell’accezione più bella, struggente e amorevole che conosco. I momenti condivisi insieme a lei sono i migliori. Aggiungono un significato, profondo, al nostro stare insieme.